ISBN: 9788843044443
In breve
In questo libro parla l’ultima o “terza" generazione di ebrei ad aver ricevuto – da nonni o da genitori all’epoca bambini – una trasmissione diretta della memoria delle persecuzioni fasciste e naziste. Non per costruire un archivio in cui depositare l’“ultimo testimone", di agnosticare i sintomi transgenerazionali del trauma o costruire un’appartenenza a partire dalla memoria. Piuttosto, per cercare un orientamento in mezzo a intricati e stratificati paradossi, difficili incontri tra identità e differenze. Memorie del come se, al tempo stesso troppo interne e troppo esterne, troppo note e mai abbastanza conosciute. Più che memorie, un «marasma non ben elaborato» di «sentimenti contrapposti» che «si incrostano attorno alla memoria». Come una «spugna» che tenta di «accogliere qualsiasi cosa», un «cancro» che distrugge le cellule vitali o una «Sfinge» che resta muta. «Muri» o «scrigni» di memorie che improvvisamente si aprono e altrettanto repentinamente rischiano di richiudersi. Prendendo le mosse dalle sue stesse memorie del non-provato di ebrea di terza generazione come i suoi intervistati, l’autrice, grazie agli apporti metodologici della filosofia, della storia orale, dell’ebraismo e della psicoanalisi, invita allo sguardo critico nei confronti del rischio, per la memoria della Shoah, di congelarsi tra i due estremi di una sintomatica memoria-trauma, sempre meno comunicabile e rappresentabile quanto più ci si allontana dall’evento, e di una memoria-dovere sempre più immemore della sua stessa storia, nel compito impossibile a cui inchioda le nuove generazioni.
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