Scomparsa il 4 agosto 1962, Marylin è un’icona mondiale e come tale indi- menticabile. Nell’immagine in copertina fu immortalata dal fotografo Elliott Erwitt cui è dedicata una grande mostra a Roma per celebrare la sua arte fotografica capace di raccontare con leggerezza la realtà da insoliti punti di vista. Al Maschio Angioino si rende omaggio, invece, ad un altro grande foto- grafo, il napoletano Mimmo Jodice che con la sua Napoli metafisica ci resti- tuisce la città partenopea lontana dagli stereotipi, che non le rendono giu- stizia, fissata da inquadrature sospese che lo avvicinano all’artista Giorgio De Chirico. E in questo agosto rovente, ci ha lasciati un altro maestro della foto- grafia, Gianni Berengo Gardin cui è dedicata a Palazzo Beltrani la mostra Sto- rie di Puglia vista attraverso il suo occhio poetico e documentaristico. La sala Zanardelli del Vittoriano ospita le foto realizzate da Diana Bagnoli, Alex Majo- li e Paolo Pellegrin che affidano al proprio sguardo sensibile la possibilità di raccontare Roma e lo spirito di accoglienza durante il Giubileo, un momento solenne della storia mondiale. Una storia che però percepiamo angosciante alla luce di quanto sta avvenendo, non c’è una parola diversa che si possa usare per Gaza: è in atto un genocidio e pare che l’atto finale sia stato già decretato nella data del 7 ottobre. Ahi, quanta miseria e strazio! no, la storia non è magistra vitae come asserivano gli antichi romani, non abbiamo impa- rato nulla e in primis Israele che si sta macchiando di una colpa infame e abo- minevole pur avendo vissuto lo stesso orrore sulla propria pelle! è difficile pensare al valore universale della bellezza che può salvarci davanti alle tra- gedie che le immagini sui social ci restituiscono: affamare un popolo, vedere soffrire all’inverosimile bambini denutriti che potrebbero essere i nostri figli, i nostri nipoti. Basta, bisogna fermare questo atroce sterminio! La fotografia ci mostra la crudeltà di cui l’uomo è capace, e sono immagini terribili quelle degli incendi che divampano ad ogni latitudine come recentemente quelle del Vesuvio in fiamme: non è la lava che spesso sentiamo inneggiare, ma il fuoco dell’incuria che come otto anni fa ha mandato in fumo un patrimonio boschivo e faunistico inestimabile, minacciando anche le viti del Lacryma Christi e di lacrime non ne avremo più se chi può, a cominciare dal nostro governo, non fermerà l’ingiusto massacro di un popolo e di una terra (an.fu.)
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